“Voci della memoria”, la serie podcast con i racconti di chi è sopravvissuto alla Shoah. Voci potenti e preziose raccolte e narrate da chi vuole che il passato non venga dimenticato. Un podcast prodotto e curato dalla redazione de Il Sole 24 Ore e di Radio 24 in collaborazione con l’Associazione Figli della Shoah
Mon, January 27, 2025
In questo episodio di “Voci della memoria” ripercorriamo la storia di Tosca Di Segni Tagliacozzo, deportata durante l’occupazione di Roma. Un lungo peregrinaggio prima a Fossoli, in provincia di Modena, poi ad Auschwitz, Wilischthal e Theresienstadt. La liberazione e il rocambolesco ritorno a Roma non portano Tosca a riabbracciare i figli perché sono già emigrati in Israele. Tosca riparte alla volta di Tel Aviv dove finalmente li ritrova. Una vicenda narrata da due nipoti di Tosca, Tamara Tagliacozzo e Giordana Tagliacozzo, quest’ultima autrice di un monologo “Tosca racconta” e di un libro tratto dal diario della nonna dal titolo “Il ritorno di Tosca”. Il podcast è prodotto in collaborazione con l’Associazione Figli della Shoah.
Mon, January 27, 2025
Esattamente 80 anni fa le truppe dell’Armata Rossa entravano ad Auschwitz Birkenau. Era il 27 gennaio del 1945, quello che sarebbe diventato il Giorno della Memoria. Ma cosa si trovarono di fronte i soldati di Stalin? Cosa pensarono quando videro l’ammasso di cadaveri, di uomini e di donne, ridotti a larve? Manuele Gianfrancesco, ricercatore dell’Università La Sapienza di Roma e della Fondazione Museo della Shoah, in questo episodio di “Voci della memoria” ci svela cosa successe in quel momento storico mentre Ariela Piattelli, autrice del libro “Il Futuro e La Memoria, Shoah, antisemitismo e generazione Z” per Rai Libri e direttrice di Shalom, il magazine della comunità ebraica di Roma, ci racconta la storia tramite le immagini che rimarranno per sempre impresse nella nostra mente. Il podcast è prodotto in collaborazione con l’Associazione Figli della Shoah.
Mon, January 27, 2025
Esattamente 80 anni fa le truppe dell’Armata Rossa entravano ad Auschwitz Birkenau. Era il 27 gennaio del 1945, quello che sarebbe diventato il Giorno della Memoria. Ma cosa si trovarono di fronte i soldati di Stalin? Cosa pensarono quando videro l’ammasso di cadaveri, di uomini e di donne, ridotti a larve? Manuele Gianfrancesco, ricercatore dell’Università La Sapienza di Roma e della Fondazione Museo della Shoah, in questo episodio di “Voci della memoria” ci svela cosa successe in quel momento storico mentre Ariela Piattelli, autrice del libro “Il Futuro e La Memoria, Shoah, antisemitismo e generazione Z” per Rai Libri e direttrice di Shalom, il magazine della comunità ebraica di Roma, ci racconta la storia tramite le immagini che rimarranno per sempre impresse nella nostra mente. Il podcast, a cura di Elisabetta Fiorito , è prodotto in collaborazione con l'Associazione Figli della Shoah.
Mon, January 27, 2025
Franco Schönheit aveva solo 17 anni quando è stato arrestato nel 1944 con la sua famiglia e deportato nel lager nazista di Buchenwald. È sopravvissuto, ma ha avuto incubi per tutta la vita. Non ne ha parlato per anni, finché non ha preso coraggio. Il coraggio di capire che la sua storia poteva servire a un fine più alto. Attraverso le parole di suo figlio Gadi, entriamo nel silenzio di un uomo che, disobbedendo ai nazisti, diede un bacio alla cuginetta prima di vederla partire su un treno diretto in Germania. Franco è morto nel 2020 e Gadi si chiede ogni giorno come avrebbe reagito di fronte agli orrori di quel 7 ottobre 2023, così come di fronte alla tragedia di Gaza. E prova a darsi qualche risposta. Il podcast è prodotto in collaborazione con l’Associazione Figli della Shoah. --------
Mon, January 27, 2025
Franco Schönheit aveva solo 17 anni quando è stato arrestato nel 1944 con la sua famiglia e deportato nel lager nazista di Buchenwald. È sopravvissuto, ma ha avuto incubi per tutta la vita. Non ne ha parlato per anni, finché non ha preso coraggio. Il coraggio di capire che la sua storia poteva servire a un fine più alto. Attraverso le parole di suo figlio Gadi, entriamo nel silenzio di un uomo che, disobbedendo ai nazisti, diede un bacio alla cuginetta prima di vederla partire su un treno diretto in Germania. Franco è morto nel 2020 e Gadi si chiede ogni giorno come avrebbe reagito di fronte agli orrori di quel 7 ottobre 2023, così come di fronte alla tragedia di Gaza. E prova a darsi qualche risposta. Il podcast, a cura di Angelica Migliorisi, è prodotto in collaborazione con l'Associazione Figli della Shoah.
Sun, January 26, 2025
Che suono ha oggi la parola Auschwitz per chi non ha ancora vent’anni? “Silenzio, freddo, paura, disumanità”. Queste le parole che ricorrono di più nella bocca dei ragazzi e delle ragazze di alcune scuole da tutta Italia con cui abbiamo visitato i campi di sterminio vicino a Cracovia e che abbiamo raccolto in questo episodio di “Voci della memoria”, il podcast di Radio 24 e de Il Sole 24 Ore per non dimenticare quello che accadde esattamente 80 anni fa. Il podcast è prodotto in collaborazione con l’Associazione Figli della Shoah.
Sun, January 26, 2025
Che suono ha oggi la parola Auschwitz per chi non ha ancora vent'anni? "Silenzio, freddo, paura, disumanità". Queste le parole che ricorrono di più nella bocca dei ragazzi e delle ragazze di alcune scuole da tutta Italia con cui abbiamo visitato i campi di sterminio vicino a Cracovia e che abbiamo raccolto in questo episodio di “Voci della memoria”, il podcast di Radio 24 e de Il Sole 24 Ore per non dimenticare quello che accadde esattamente 80 anni fa. Il podcast , a cura di Piera Ceci , è prodotto in collaborazione con l'Associazione Figli della Shoah.
Sat, January 25, 2025
In questo episodio di “Voci della memoria” ripercorriamo la storia di Tosca Di Segni Tagliacozzo, deportata durante l’occupazione di Roma. Un lungo peregrinaggio prima a Fossoli, in provincia di Modena, poi ad Auschwitz, Wilischthal e Theresienstadt. La liberazione e il rocambolesco ritorno a Roma non portano Tosca a riabbracciare i figli perché sono già emigrati in Israele. Tosca riparte alla volta di Tel Aviv dove finalmente li ritrova. Una vicenda narrata da due nipoti di Tosca, Tamara Tagliacozzo e Giordana Tagliacozzo, quest’ultima autrice di un monologo “Tosca racconta” e di un libro tratto dal diario della nonna dal titolo “Il ritorno di Tosca”. Il podcast, a cura di Elisabetta Fiorito , è prodotto in collaborazione con l'Associazione Figli della Shoah.
Fri, January 24, 2025
Questa è la storia di una famiglia numerosa diventata un piccolo nucleo composto da mamma, papà e Liana. Questo piccolo nucleo famigliare ha fatto un lungo viaggio, nove anni, su treni, camion e carri bestiame. Questo viaggio è iniziato da Lwow, ora Leopoli, ed è terminato a Bologna, passando per Praga, Tarnopol, ora Ternopil, la Siberia, il Mar Caspio, Teheran, Karachi, la Palestina, Messina, Monte Cassino. A Monte Cassino un medico ebreo nato a Vienna ha contribuito a liberare l’Italia combattendo assieme ai suoi commilitoni di un battaglione polacco sotto comando inglese. A Bologna una giovane ragazza ebrea ha ottenuto la sua prima cittadinanza attorno ai vent’anni, perché suo padre si era innamorato dell’Italia. Questa giovane ragazza, non più apolide dai suoi vent’anni, è Liana Lwow Tedeschi e racconta tutto con una lucidità da ventenne, appunto, ora che è nonna di cinque nipoti grandi. Il podcast è prodotto in collaborazione con l’Associazione Figli della Shoah. Un ringraziamento speciale e Gionata Tedeschi per la preziosa partecipazione.
Fri, January 24, 2025
Questa è la storia di una famiglia numerosa diventata un piccolo nucleo composto da mamma, papà e Liana. Questo piccolo nucleo famigliare ha fatto un lungo viaggio, nove anni, su treni, camion e carri bestiame. Questo viaggio è iniziato da Lwow, ora Leopoli, ed è terminato a Bologna, passando per Praga, Tarnopol, ora Ternopil, la Siberia, il Mar Caspio, Teheran, Karachi, la Palestina, Messina, Monte Cassino. A Monte Cassino un medico ebreo nato a Vienna ha contribuito a liberare l’Italia combattendo assieme ai suoi commilitoni di un battaglione polacco sotto comando inglese. A Bologna una giovane ragazza ebrea ha ottenuto la sua prima cittadinanza attorno ai vent’anni, perché suo padre si era innamorato dell’Italia. Questa giovane ragazza, non più apolide dai suoi vent’anni, è Liana Lwow Tedeschi e racconta tutto con una lucidità da ventenne, appunto, ora che è nonna di cinque nipoti grandi. Il podcast , a cura di Daniele Bellasio , è prodotto in collaborazione con l'Associazione Figli della Shoah. Un ringraziamento speciale e Gionata Tedeschi per la preziosa partecipazione.
Fri, April 19, 2024
Sergio De Simone aveva appena compiuto sette anni quando i nazisti lo prelevarono con l’inganno dal campo di concentramento di Auschwitz. “Chi vuol vedere la mamma faccia un passo avanti” dissero. E lui lo fece finendo nel campo di concentramento di Neuengamme presso Amburgo, nel quale morirà un anno dopo. Il piccolo Sergio, assieme ad altri diciannove bambini, fu sottoposto a esperimenti medici compiuti dal dottor Kurt Heissmeyer. In questo nuovo episodio del podcast «Voci della memoria» a cura di Cristina Carpinelli giornalista di Radio 24, il racconto di Mario De Simone che ripercorre la storia del fratello Sergio e che da anni va nelle scuole per ricordare il dolore e l’atrocia subita dalla sua famiglia nella speranza che tutto questo non accada mai più.
Fri, April 19, 2024
Tra la fine di settembre e gli inizi di ottobre del 1943 le forze d’occupazione naziste compiono la prima strage di ebrei sul territorio italiano. Gli arresti e le stragi avvennero sulle sponde del lago Maggiore, tra le attuali province di Novara e Verbano Cusio Ossola: a Meina, piccolo comune della provincia novarese, si consumò l’eccidio più noto, nell’Hotel Meina, di proprietà dell’imprenditore ebreo turco Alberto Behar. Proprio Behar, e la sua famiglia, furono tra i pochi a salvarsi dalla strage. Tra i superstiti c’era anche la piccola Becky Behar, allora tredicenne. E oggi sua figlia, Rossana Ottolenghi, racconta in questo nuovo episodio del podcast «Voci della memoria» a cura di Alessia Tripodi, giornalista de Il Sole 24 Ore, la sua storia. Che dal lontano 1943 arriva fino a oggi, fino a pochi mesi fa, quando Rossana ha incontrato una discendente di uno dei carnefici di Meina.
Fri, January 26, 2024
Tra la fine di settembre e gli inizi di ottobre del 1943 le forze d’occupazione naziste compiono la prima strage di ebrei sul territorio italiano. Gli arresti e le stragi avvennero sulle sponde del lago Maggiore, tra le attuali province di Novara e Verbano Cusio Ossola: a Meina, piccolo comune della provincia novarese, si consumò l’eccidio più noto, nell’Hotel Meina, di proprietà dell’imprenditore ebreo turco Alberto Behar. Proprio Behar, e la sua famiglia, furono tra i pochi a salvarsi dalla strage. Tra i superstiti c’era anche la piccola Becky Behar, allora tredicenne. E oggi sua figlia, Rossana Ottolenghi, racconta in questo nuovo episodio del podcast «Voci della memoria» a cura di Alessia Tripodi, giornalista de Il Sole 24 Ore, la sua storia. Che dal lontano 1943 arriva fino a oggi, fino a pochi mesi fa, quando Rossana ha incontrato una discendente di uno dei carnefici di Meina.
Fri, January 26, 2024
Sergio De Simone aveva appena compiuto sette anni quando i nazisti lo prelevarono con l’inganno dal campo di concentramento di Auschwitz. “Chi vuol vedere la mamma faccia un passo avanti” dissero. E lui lo fece finendo nel campo di concentramento di Neuengamme presso Amburgo, nel quale morirà un anno dopo. Il piccolo Sergio, assieme ad altri diciannove bambini, fu sottoposto a esperimenti medici compiuti dal dottor Kurt Heissmeyer. In questo nuovo episodio del podcast «Voci della memoria» a cura di Cristina Carpinelli giornalista di Radio 24, il racconto di Mario De Simone che ripercorre la storia del fratello Sergio e che da anni va nelle scuole per ricordare il dolore e l’atrocia subita dalla sua famiglia nella speranza che tutto questo non accada mai più.
Mon, February 13, 2023
Il padre, Dino, è stato salvato da un gruppo di dipendenti della fabbrica di famiglia. Per molti anni non ha voluto raccontare la sua esperienza per una forma di rispetto nei confronti di chi non era riuscito a salvarsi, ma tutte le sere, alla fine della giornata di lavoro, passava sempre in un luogo molto particolare. Il figlio, Giorgio, venne poi a sapere la storia della casa segreta quasi per caso e alla fine anche Dino decise di raccontare, soprattutto per l'estrema gratitudine nei confronti di quella pattuglia composta da sei giusti.
Mon, February 13, 2023
Suo padre, Arminio, come interprete diede voce e aiuto prima agli ebrei deportati dai nazifascisti dal ghetto di Roma, poi a chi ad Auschwitz veniva, prima che annichilito, reificato anche dalla Balele incomprensibile delle lingue del lager, primo strumento di violenza e divisione. Oggi è sua figlia Clara a raccoglierne il testimone, a raccontare il destino del padre, a dover usare parole e linguaggio nuovi per raccontare ai giovani ciò che è stato, affinché non accada mai più.
Fri, January 27, 2023
Il padre, Dino, è stato salvato da un gruppo di dipendenti della fabbrica di famiglia. Per molti anni non ha voluto raccontare la sua esperienza per una forma di rispetto nei confronti di chi non era riuscito a salvarsi, ma tutte le sere, alla fine della giornata di lavoro, passava sempre in un luogo molto particolare. Il figlio, Giorgio, venne poi a sapere la storia della casa segreta quasi per caso e alla fine anche Dino decise di raccontare, soprattutto per l’estrema gratitudine nei confronti di quella pattuglia composta da sei giusti. Episodio a cura di Daniele Bellasio
Fri, January 27, 2023
Suo padre, Arminio, come interprete diede voce e aiuto prima agli ebrei deportati dai nazifascisti dal ghetto di Roma, poi a chi ad Auschwitz veniva, prima che annichilito, reificato anche dalla Babele incomprensibile delle lingue del lager, primo strumento di violenza e divisione. Oggi è sua figlia Clara a raccoglierne il testimone, a raccontare il destino del padre, a dover usare parole e linguaggio nuovi per raccontare ai giovani ciò che è stato, affinché non accada mai più. Episodio a cura di Dario Ricci
Wed, January 25, 2023
Andra e Tatiana Bucci avevano quattro e sei anni quando sono state deportate nel campo di sterminio di Auschwitz insieme ad una parte della loro famiglia. I ricordi di quel periodo buio della loro vita sono a tratti nitidi. L'arresto una sera di fine marzo del 1944; il pianto della nonna che in ginocchio prega l'ufficiale delle SS di prendere solo lei e non le bambine; il viaggio estenuante verso Auschwitz a bordo di un vero e proprio carro bestiame e quel numero impresso sulla pelle che Andra, nonostante tutto, non vuole cancellare. “É un segno che in fondo ce l'abbiamo fatta che siamo riuscite ad uscirne -racconta nell'intervista realizzata da Federico Taddia- Abbiamo vinto noi, che siamo rimaste, che siamo tornate, che raccontiamo.” Le due bambine sono riuscite a sopravvivere a quell'orrore grazie a una guardiana della “baracca dei bambini” che aveva preso a cuore le loro vite, salvandole dagli esperimenti del dottor Mengele. Non solo ricordi nella mente di Andra e Tatiana, ma anche tanti rimorsi che fanno ancora male, a distanza di anni. Uno fra tutti: l'aver rifiutato ogni contatto fisico con la madre che non riconoscevano più perché profondamente cambiata nell'aspetto dalle privazioni disumane del campo di sterminio. Oggi Andra e Tatiana sono felicemente nonne, hanno ricostruito tassello dopo tassello la loro vita ma non dimenticano quello che hanno subito e continuano ad essere testimoni di quella tragedia per fare in modo che quello che è stato non riaccada mai più.
Wed, January 25, 2023
“Dopo la Liberazione dal nazi fascismo, ricordo che le persone andavano in stazione a Roma ad attendere i treni, sperando di riabbracciare i propri cari che erano stati deportati”. Ricorda così Lia Levi, giornalista e scrittrice. Aveva 11 anni quando nella sua vita irrompe la furia nazi fascista
Wed, January 25, 2023
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Wed, January 25, 2023
Dalla bellezza dell'isola di Rodi all'inferno di Auschwitz-Birkenau: Sami Modiano ha 14 anni quando, nell'agosto 1944, viene rinchiuso nel campo di sterminio. È con papà Giacobbe e la sorella Lucia che non ce la faranno a sopravvivere. Sami è prostrato, debolissimo, viene selezionato per le camere a gas ma lo salva un treno di patate da scaricare. Il 27 gennaio 1945 ritrova la libertà con l'ingresso dell'Armata Rossa ad Auschwitz. Arriva in Italia, a Ostia, cerca fortuna nel Congo Belga e ritrova la sua amata Rodi. Dal 2005, è instancabile testimone della Shoah e a tutti noi ripete la frase che papà Giacobbe gli disse nel lager: “Tieni duro, Sami, tieni duro: tu ce la devi fare”.
Wed, January 25, 2023
“Io stessa lo racconto, lo vedo. E penso che non sia possibile essere sopravvissuti a cose simili. Vedo e sento. Ma voi, voi vedete?” In tutta la vita del dopo, Ginette Kolinka ha visto e sentito in modo diverso. Diverso, da prima. Prima della guerra, prima dei nazisti, prima di Birkenau e prima della perdita di quello che era. Il bisogno di ricordare, di rivivere e di condividere quello che ha vissuto inizia per caso e dopo una telefonata della Fondazione Schindler. Da allora, Ginette Kolinka non ha mai smesso di accompagnare i giovani a vedere e sentire quello che è stato. Direttamente tra quelle baracche del campo di Birkenau, dove lei, alla loro età, è stata schiava, affamata e violata nella sua intimità.
Wed, January 25, 2023
Non ha neppure 12 anni Edith Bruck quando, nel 1944, arriva al lager di Auschwitz con la sua famiglia, originaria di un piccolo villaggio dell'Ungheria. Soffre la fame, il freddo, la brutalità delle SS. Vede il fumo alzarsi dal camino dei crematori. La sorella Judit la conforta, così come piccoli gesti di umanità. Tanti i campi di sterminio in cui vive e sa trovare forza in una gavetta che un tedesco le lancia e dentro cui c'è della marmellata o in un cuoco che le chiede come si chiama, a lei che era diventata solo un numero. Riesce a sopravvivere alla Marcia della morte e al dolore, sceglie l'Italia come patria adottiva e l'italiano come lingua-corazza per raccontare l'orrore. È scrittrice e poetessa e ci ricorda che, anche all'inferno, balugina la speranza
Wed, January 25, 2023
“Quando sono entrata in Senato, ho pensato alla bambina, quando fu espulsa dalla scuola nel 1938”. Porta sulla sua pelle e nei palazzi delle Istituzioni le cicatrici del secolo breve, Liliana Segre, figlia di una ricca famiglia ebrea, laica. Cacciata dal suo mondo, trovò solo finestre chiuse a Milano, mentre prima le leggi razziali, poi la furia nazista costrinsero lei e l'amato padre a tentare- invano- la fuga in Svizzera. Furono arrestati e il 30 gennaio 1944 deportati, dal binario 21 della stazione centrale. Sulla banchina di Auschwitz-Birkenau, si salutarono per sempre. Solo 22 dei 605 del loro convoglio fecero ritorno dopo la prigionia, le selezioni, il lavoro nella fabbrica delle munizioni, dopo le marce della morte. E dopo i mesi della tregua, con gli americani. All'arrivo nella Milano della ricostruzione, non c'è spazio per i ricordi di una sopravvissuta, che smette di essere triste- confida nel 2018 a Maria Piera Ceci - dopo aver incontrato l'amore. Il marito, i figli e poi i nipoti le spalancano un nuovo mondo di affetti, in cui alla fine riesce anche a parlare dell'abisso di Auschwitz. Per 30 anni, Liliana Segre incontra soprattutto migliaia di ragazzi, a cui affida la sua testimonianza e la sua lotta contro l'indifferenza. “Io sono stata profuga sui monti; ho chiesto asilo politico e so cosa voglia dire essere espulsa”. Nominata senatrice a vita nel 2018, a 90 anni è costretta alla scorta dopo minacce e insulti. Ora c'è anche una stella, come quella che la aiutò a superare le notti ad Auschwitz, che porta il nome di Liliana Segre. Per brillare per sempre, contro l'indifferenza del mondo
Wed, January 25, 2023
Goti Bauer, nata nel 1924 in quella che allora era Cecoslovacchia, cresce a Fiume. Il varo delle leggi razziali nel 1938 sconvolge la vita di questa famiglia ebrea: Goti e il fratello Tiberio espulsi dalle scuole, papà Luigi obbligato a chiudere il negozio. Tutto precipita l'8 settembre 1943 quando i nazisti annettono Fiume. La famiglia cerca rifugio in Svizzera ma viene tradita. Poi, il viaggio verso Auschwitz-Birkenau e i drammatici mesi al campo di sterminio. Goti è una ragazza coraggiosa, resiste, anche grazie a tutte le lingue che sa parlare. Il 9 maggio 1945 è di nuovo libera e torna a Fiume ma tutto è perduto e scopre che anche il fratello è stato ucciso. Si sposerà, avrà due figlie e da 30 anni è testimone infaticabile della più grande tragedia del Novecento. In collaborazione con l'associazione Figli della Shoah.
Wed, January 25, 2023
Davanti ai loro occhi hanno visto l'inferno del genocidio, sono riusciti a tornare dai campi di sterminio e oggi ci raccontano quel male feroce perché non si ripeta mai più. I sopravvissuti della Shoah hanno voci potenti e preziose, da ascoltare e su cui meditare. A futura memoria.
Wed, January 25, 2023
Un bimbo ebreo nella Amsterdam della Seconda guerra mondiale: i suoi genitori sono deportati e uccisi ad Auschwitz, lui rimane orfano ma la resistenza olandese lo protegge. Vive di stenti, chiuso in armadi-letti, passa da una famiglia a un'altra. Poi, finalmente l'Olanda viene liberata e Salo affidato agli zii Louis e Ju ma a scuola fatica, le notti sono baratri neri senza fondo. Trova la sua strada come fisioterapista del grande Ajax di Johan Cruijff e ora lotta per tutte le vittime ebree: ha ottenuto che le Ferrovie Olandesi diano un risarcimento ai sopravvissuti e ai loro eredi. Ha scritto ad Angela Merkel perché le Ferrovie Tedesche facciano lo stesso. La sua partita più importante è appena iniziata. (Podcast realizzato in collaborazione con Associazione Figli della Shoah)
Wed, January 25, 2023
“Quando Dio mi chiederà cos'ho fatto in tutta la vita, risponderò: io ho ricordato”. Ogni giorno, ci sono stati un numero sul braccio, dei buchi sulle gambe, ma anche un mattone e un profumo a riportare Nedo Fiano al dovere della memoria. Figlio di ebrei della media borghesia fiorentina, con un padre fervente sostenitore del Duce, fu deportato con tutta la famiglia ad Auschwitz, dopo l'armistizio. Unico a sopravvivere, “perché avevo 18 anni, parlavo tedesco e sapevo cantare”, racconta in un'intervista ad Alessandro Milan nel 2008. A salvarlo, a Buchenwald, fu un soldato americano, che profumava di un sapone all'arancia. Un odore, che ha continuato a volere con sé. Come il mattone del forno crematorio 2, dove fu uccisa la mamma. Nella vita del dopo, fu la Milano industriale ad offrirgli una nuova occasione, insieme a moglie e figli. Dopo anni di silenzi, Nedo decide di aprire la valigia dei ricordi, davanti a ripetuti episodi di negazionismo e antisemitismo. Si è spento nell'anno della pandemia a 95 anni, lasciando a più generazioni il messaggio imparato nei lager: “è nell'ora più buia della notte, che l'alba è più vicina.
Tue, March 15, 2022
"Dopo la Liberazione dal nazi fascismo, ricordo che le persone andavano in stazione a Roma ad attendere i treni, sperando di riabbracciare i propri cari che erano stati deportati". Ricorda così Lia Levi, giornalista e scrittrice. Aveva 11 anni quando nella sua vita irrompe la furia nazi fascista.
Wed, January 26, 2022
Aveva 9 anni Bruna Cases quando smise di essere una bambina. Aveva visto i nazisti irrompere nelle case dei vicini e portar via intere famiglie ebree. Fuggì da Milano con la madre e le due sorelle. Restò nei boschi nascosta, tenne un diario di quello che vedeva e di chi non avrebbe mai più rivisto. Scrisse sui ritagli di giornale, su pezzetti di carta e stoffa.
Mon, March 22, 2021
Dalla bellezza dell’isola di Rodi all’inferno di Auschwitz-Birkenau: Sami Modiano ha 14 anni quando, nell’agosto 1944, viene rinchiuso nel campo di sterminio. È con papà Giacobbe e la sorella Lucia che non ce la faranno a sopravvivere. Sami è prostrato, debolissimo, viene selezionato per le camere a gas ma lo salva un treno di patate da scaricare. Il 27 gennaio 1945 ritrova la libertà con l’ingresso dell’Armata Rossa ad Auschwitz. Arriva in Italia, a Ostia, cerca fortuna nel Congo Belga e ritrova la sua amata Rodi. Dal 2005, è instancabile testimone della Shoah e a tutti noi ripete la frase che papà Giacobbe gli disse nel lager: “Tieni duro, Sami, tieni duro: tu ce la devi fare”.
Mon, March 15, 2021
Andra e Tatiana Bucci avevano quattro e sei anni quando sono state deportate nel campo di sterminio di Auschwitz insieme ad una parte della loro famiglia. I ricordi di quel periodo buio della loro vita sono a tratti nitidi. L’arresto una sera di fine marzo del 1944; il pianto della nonna che in ginocchio prega l’ufficiale delle SS di prendere solo lei e non le bambine; il viaggio estenuante verso Auschwitz a bordo di un vero e proprio carro bestiame e quel numero impresso sulla pelle che Andra, nonostante tutto, non vuole cancellare. “É un segno che in fondo ce l’abbiamo fatta che siamo riuscite ad uscirne -racconta nell’intervista realizzata da Federico Taddia- Abbiamo vinto noi, che siamo rimaste, che siamo tornate, che raccontiamo.” Le due bambine sono riuscite a sopravvivere a quell’orrore grazie a una guardiana della “baracca dei bambini” che aveva preso a cuore le loro vite, salvandole dagli esperimenti del dottor Mengele. Non solo ricordi nella mente di Andra e Tatiana, ma anche tanti rimorsi che fanno ancora male, a distanza di anni. Uno fra tutti: l’aver rifiutato ogni contatto fisico con la madre che non riconoscevano più perché profondamente cambiata nell’aspetto dalle privazioni disumane del campo di sterminio. Oggi Andra e Tatiana sono felicemente nonne, hanno ricostruito tassello dopo tassello la loro vita ma non dimenticano quello che hanno subito e continuano ad essere testimoni di quella tragedia per fare in modo che quello che è stato non riaccada mai più.
Mon, March 08, 2021
di Maria Luisa Colledani Non ha neppure 12 anni Edith Bruck quando, nel 1944, arriva al lager di Auschwitz con la sua famiglia, originaria di un piccolo villaggio dell’Ungheria. Soffre la fame, il freddo, la brutalità delle SS. Vede il fumo alzarsi dal camino dei crematori. La sorella Judit la conforta, così come piccoli gesti di umanità. Tanti i campi di sterminio in cui vive e sa trovare forza in una gavetta che un tedesco le lancia e dentro cui c’è della marmellata o in un cuoco che le chiede come si chiama, a lei che era diventata solo un numero. Riesce a sopravvivere alla Marcia della morte e al dolore, sceglie l’Italia come patria adottiva e l’italiano come lingua-corazza per raccontare l’orrore. È scrittrice e poetessa e ci ricorda che, anche all’inferno, balugina la speranza.
Mon, March 01, 2021
“Io stessa lo racconto, lo vedo. E penso che non sia possibile essere sopravvissuti a cose simili. Vedo e sento. Ma voi, voi vedete?” In tutta la vita del dopo, Ginette Kolinka ha visto e sentito in modo diverso. Diverso, da prima. Prima della guerra, prima dei nazisti, prima di Birkenau e prima della perdita di quello che era. Il bisogno di ricordare, di rivivere e di condividere quello che ha vissuto inizia per caso e dopo una telefonata della Fondazione Schindler. Da allora, Ginette Kolinka non ha mai smesso di accompagnare i giovani a vedere e sentire quello che è stato. Direttamente tra quelle baracche del campo di Birkenau, dove lei, alla loro età, è stata schiava, affamata e violata nella sua intimità.
Mon, February 22, 2021
A cura di Maria Luisa Colledani - Goti Bauer, nata nel 1924 in quella che allora era Cecoslovacchia, cresce a Fiume. Il varo delle leggi razziali nel 1938 sconvolge la vita di questa famiglia ebrea: Goti e il fratello Tiberio espulsi dalle scuole, papà Luigi obbligato a chiudere il negozio. Tutto precipita l’8 settembre 1943 quando i nazisti annettono Fiume. La famiglia cerca rifugio in Svizzera ma viene tradita. Poi, il viaggio verso Auschwitz-Birkenau e i drammatici mesi al campo di sterminio. Goti è una ragazza coraggiosa, resiste, anche grazie a tutte le lingue che sa parlare. Il 9 maggio 1945 è di nuovo libera e torna a Fiume ma tutto è perduto e scopre che anche il fratello è stato ucciso. Si sposerà, avrà due figlie e da 30 anni è testimone infaticabile della più grande tragedia del Novecento. In collaborazione con l’associazione Figli della Shoah.
Fri, February 05, 2021
A cura di Raffaella Calandra “Quando sono entrata in Senato, ho pensato alla bambina, quando fu espulsa dalla scuola nel 1938”. Porta sulla sua pelle e nei palazzi delle Istituzioni le cicatrici del secolo breve, Liliana Segre, figlia di una ricca famiglia ebrea, laica. Cacciata dal suo mondo, trovò solo finestre chiuse a Milano, mentre prima le leggi razziali, poi la furia nazista costrinsero lei e l’amato padre a tentare- invano- la fuga in Svizzera. Furono arrestati e il 30 gennaio 1944 deportati, dal binario 21 della stazione centrale. Sulla banchina di Auschwitz-Birkenau, si salutarono per sempre. Solo 22 dei 605 del loro convoglio fecero ritorno dopo la prigionia, le selezioni, il lavoro nella fabbrica delle munizioni, dopo le marce della morte. E dopo i mesi della tregua, con gli americani. All’arrivo nella Milano della ricostruzione, non c’è spazio per i ricordi di una sopravvissuta, che smette di essere triste- confida nel 2018 a Maria Piera Ceci - dopo aver incontrato l’amore. Il marito, i figli e poi i nipoti le spalancano un nuovo mondo di affetti, in cui alla fine riesce anche a parlare dell’abisso di Auschwitz. Per 30 anni, Liliana Segre incontra soprattutto migliaia di ragazzi, a cui affida la sua testimonianza e la sua lotta contro l’indifferenza. “Io sono stata profuga sui monti; ho chiesto asilo politico e so cosa voglia dire essere espulsa”. Nominata senatrice a vita nel 2018, a 90 anni è costretta alla scorta dopo minacce e insulti. Ora c’è anche una stella, come quella che la aiutò a superare le notti ad Auschwitz, che porta il nome di Liliana Segre. Per brillare per sempre, contro l’indifferenza del mondo
Wed, January 27, 2021
a cura di Maria Luisa Colledani Un bimbo ebreo nella Amsterdam della Seconda guerra mondiale: i suoi genitori sono deportati e uccisi ad Auschwitz, lui rimane orfano ma la resistenza olandese lo protegge. Vive di stenti, chiuso in armadi-letti, passa da una famiglia a un’altra. Poi, finalmente l’Olanda viene liberata e Salo affidato agli zii Louis e Ju ma a scuola fatica, le notti sono baratri neri senza fondo. Trova la sua strada come fisioterapista del grande Ajax di Johan Cruijff e ora lotta per tutte le vittime ebree: ha ottenuto che le Ferrovie Olandesi diano un risarcimento ai sopravvissuti e ai loro eredi. Ha scritto ad Angela Merkel perché le Ferrovie Tedesche facciano lo stesso. La sua partita più importante è appena iniziata. (Podcast realizzato in collaborazione con Associazione Figli della Shoah)
Wed, January 27, 2021
A cura di Raffaella Calandra “Quando Dio mi chiederà cos’ho fatto in tutta la vita, risponderò: io ho ricordato”. Ogni giorno, ci sono stati un numero sul braccio, dei buchi sulle gambe, ma anche un mattone e un profumo a riportare Nedo Fiano al dovere della memoria. Figlio di ebrei della media borghesia fiorentina, con un padre fervente sostenitore del Duce, fu deportato con tutta la famiglia ad Auschwitz, dopo l’armistizio. Unico a sopravvivere, “perché avevo 18 anni, parlavo tedesco e sapevo cantare”, racconta in un’intervista ad Alessandro Milan nel 2008. A salvarlo, a Buchenwald, fu un soldato americano, che profumava di un sapone all’arancia. Un odore, che ha continuato a volere con sé. Come il mattone del forno crematorio 2, dove fu uccisa la mamma. Nella vita del dopo, fu la Milano industriale ad offrirgli una nuova occasione, insieme a moglie e figli. Dopo anni di silenzi, Nedo decide di aprire la valigia dei ricordi, davanti a ripetuti episodi di negazionismo e antisemitismo. Si è spento nell’anno della pandemia a 95 anni, lasciando a più generazioni il messaggio imparato nei lager: “è nell’ora più buia della notte, che l’alba è più vicina”.
Tue, January 26, 2021
Davanti ai loro occhi hanno visto l’inferno del genocidio, sono riusciti a tornare dai campi di sterminio e oggi ci raccontano quel male feroce perché non si ripeta mai più. I sopravvissuti della Shoah hanno voci potenti e preziose, da ascoltare e su cui meditare. A futura memoria. Podcast prodotto dal Sole 24 Ore e da Radio24, a cura di Raffaella Calandra e Maria Luisa Colledani
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